Covid: Confcommercio Sicilia, sostegni insufficienti

“Le imprese del terziario sono di fronte ad una situazione estrema: sostegni del tutto insufficienti e, alla luce del nuovo decreto, prospettive di riaprire un miraggio. Servono, invece, subito riaperture progressive e in sicurezza.

Serve soprattutto, prima che sia troppo tardi, la svolta tanto attesa del governo Draghi che ancora non si vede”. Lo afferma il presidente regionale Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti, sottolineando, in particolare, che gli “ultimi provvedimenti del governo nazionale non bastano”.
“Ci aspettavamo – prosegue  – un deciso cambio di passo che non c’è stato. Le risorse sono del tutto insufficienti e la riapertura in sicurezza delle attività ancora un miraggio. Bene che si sia archiviato il meccanismo dei codici Ateco, raccogliendo peraltro una nostra richiesta, ma la platea di beneficiari è molto ampia e l’indennizzo medio è di appena 3.700 euro. Una cifra che non tiene conto della drammaticità della situazione a partire dall’impatto sul terziario di mercato di un crollo dei consumi”.
“Anzitutto – aggiunge Manenti – chiediamo che si prenda atto dell’evidente insostenibilità economica e sociale del ricorso alle chiusure. È necessario concentrarsi sul decollo della campagna vaccinale e fare di tutto per consentire riaperture in sicurezza. Associazioni e imprese sono pronte a fare la propria parte: tutta e sino in fondo. In ogni caso, le scelte adottate vanno spiegate. Anche perché continuiamo a non comprendere, ad esempio, perché i ristoranti non possano lavorare mantenendo le distanze di sicurezza e i protocolli sanitari. O perché i negozi di abbigliamento non siano ricompresi tra le attività essenziali, e che rischiano di saltare ancora una stagione decisiva per la tenuta delle attività. Servono indennizzi più adeguati, più inclusivi e più tempestivi” E servono anche: “la proroga della moratoria sui prestiti bancari in scadenza a giugno, nonché l’allungamento dei tempi di rimborso dei prestiti bancari assistiti da garanzie pubbliche a non meno di 15 anni.
Ancora, moratorie fiscali decisamente più ampie. E bisogna intervenire sulla Tari: una vera assurdità visto che le imprese devono continuare a pagare questo tributo anche se sono chiuse e non producono rifiuti. E poi il nodo dei canoni di locazione degli immobili commerciali: il credito d’imposta va riproposto e la riduzione dei canoni va incentivata anche fiscalmente”, conclude.