Caro gasolio in Sicilia, “La pesca muore per i prezzi troppo alti, si applichi Statuto”

“La Sicilia ha la potestà di defiscalizzare il prezzo del carburante prodotto dall’estrazione del petrolio nel sottosuolo regionale. Le nuove norme di attuazione dello Statuto in materia finanziaria attribuiscono alla Regione il potere di istituire misure di fiscalità di vantaggio, funzionali alle politiche di detassazione di lunga e breve durata. Per queste ragioni ci sono tutti i presupposti giuridici per far pagare meno ai siciliani benzina, gasolio e anche il carburante agricolo e per la pesca, che in questo momento sta rischiando un’ecatombe a causa dei rincari. L’erogazione del carburante fa parte, di certo, dei servizi di prevalente interesse. Su questi presupposti il governo regionale potrebbe agire direttamente sulla riduzione delle accise”. Lo afferma Vincenzo Figuccia, deputato di Prima l’Italia all’Assemblea regionale siciliana.

È in fase di pubblicazione la graduatoria definitiva della misura 1.33 “Arresto temporaneo attività di pesca – emergenza Covid” a sostegno degli operatori della pesca siciliani. “In arrivo l’aiuto economico alle oltre ottocento imbarcazioni da pesca siciliane che hanno dovuto scontare la crisi generata dalla pandemia”. A darne notizia è Toni Scilla, assessore regionale all’agricoltura, sviluppo rurale e pesca mediterranea.

La graduatoria sarà pubblicata a breve sul portale della Regione Siciliana, nella sezione dipartimento Pesca mediterranea. “Si tratta di un sostegno complessivo di circa 4 milioni di euro, che sarà commisurato alle giornate di arresto temporaneo dell’attività e alla stazza del peschereccio – spiega il rappresentante del governo Musumeci – e che mediamente porterà agli armatori dai 5 ai 10 mila euro per imbarcazione. Si tratta di risorse che si aggiungono ai 15 milioni di euro già erogati dalla Regione, attraverso il Fondo di coesione (FSC)”.

La pesca siciliana è un settore distrutto dai regolamenti europei, che sono stati imposti dall’alto e non sono mai stati discussi o concertati. L’atto d’accusa porta la firma di Nino Accetta, presidente regionale di Federagripesca. Che affonda il colpo: “il 99 per cento delle scelte fatte da Bruxelles hanno danneggiato i pescatori siciliani”. Nino Accetta è stato ospite di Casa Minutella, insieme all’assessore regionale alle risorse agricole ed alla pesca Toni Scilla.

“Da decenni sentiamo parlare di bottom up, di scelte che vengano prese dal basso, quindi da chi lavora, ma non è mai andata così”, spiega Accetta. Da almeno trenta anni la politica europea della pesca è un continuo flagello per i pescatori siciliani. “Le regole sarebbero dovute venire dal basso – sostiene il dirigente di Federagripesca – perché solo la concertazione sui territori e l’analisi delle loro specificità è quello che ti mette davanti la realtà delle zone. Altrimenti facciamo delle regole seduti dietro una scrivania, dove non si ha il metro e il polso della situazione. Ed è quello che ha fatto l’Europa che ha fatto”.

Oltretutto, in materia di pesca l’Europa è sovrana e quindi qualsiasi regolamento emesso dall’Europa, una volta che passa noi come Stato siamo obbligati a rispettarle. “Giusto o sbagliato, il mio parere te lo dico è che al 99,99 per cento periodico tutti i regolamenti che sono stati imposti al settore della pesca, in modo particolare da 25 anni a questa parte, hanno distrutto il settore, lo hanno messo in ginocchio. Hanno fatto perdere 25 anni di vita ai nostri pescatori, ai nostri imprenditori, perché andare per mare significa investire, andare per mare significa mettere a rischio un capitale che è stato tramandato dai tuoi genitori”.