Il primo paziente siciliano della terapia con anticorpi monoclonali è un 53enne palermitano, diabetico e con un principio di polmonite. Il primo centinaio di dosi, prodotto dalla casa farmaceutica Eli Lilly, è stato distribuito per ora in 4 ospedali dell’Isola: Cervello e Civico a Palermo, San Marco e Cannizzaro a Catania. In questa prima fase faranno da riferimento rispettivamente per la Sicilia occidentale e orientale. Non è un vaccino ma una vera e propria medicina creata dall’anticorpo presente nel siero dei guariti: nominata “bamlanivimab”, si assume via flebo e serve a bloccare l’infezione prima che si espanda nelle cellule e le condizioni di salute degenerino. L’azienda produttrice ne sostiene l’efficacia fino all’80%.
Essendo un farmaco costosissimo, l’assessorato regionale ne ha disciplinato con una circolare l’uso e le procedure di reclutamento dei beneficiari, individuati tra i positivi con patologie pregresse a rischio specifico. Tra i criteri di selezione obesità, diabete, anemia falciforme, immunodeficienze e particolari tipi di tumore e disturbi cardiovascolari. Saranno medici di base, pediatri e Usca a segnalare tempestivamente tali soggetti: perché il farmaco abbia effetto dev’essere infatti somministrato entro 10 giorni dallo sviluppo dei sintomi, che devono essere ancora lievi e moderati. Se si arriva ad avere bisogno dell’ossigenazione, è troppo tardi. Gli ospedali devono quindi valutare se i pazienti segnalati dal territorio rientrino nel target, e chiedergli comunque il consenso al trattamento con i monoclonali. Un’arma in più in supporto di eparina, l’ossigeno e cortisone.